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LA STORIa

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Periodo eneolitico
Le prime testimonianze della presenza umana nel territorio di Montecchio sono molto antiche e si possono far risalire al periodo eneolitico, cioè tra la fine dell’età della pietra e l’inizio di quella del bronzo.

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Età romana e Arrivo del cristianesimo

Maggior numero di testimonianze ci sono però pervenute dall'età romana. Infatti col II secolo a.C., con la costruzione della strada consolare Postumia, che attraversa il territorio di Montecchio, la zona si avvia ad una lenta gravitazione nell'orbita romana. Gli abitanti avranno, quindi, dapprima lo status di Latini, poi con la trasformazione da Colonie a Municipi dei maggiori centri della Transpadania, l'acquisizione della cittadinanza romana con l'iscrizione alla tribù Menenia.
Inoltre, è stata provata l'esistenza in epoca tardo-imperiale di una comunità cristiana e di una cappella protocristiana sorta su di una precedente area cimiteriale romana, divenuta poi Pieve di S. Maria (sec. VII) e poi chiesa matrice per tutta la valle dell'Agno.

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Invasioni barbariche 

Le invasioni barbariche segnano profondamente i secoli alto medioevali e notevoli sono le tracce della presenza significativamente organizzata soprattutto dei Longobardi. Le presenze di alcuni toponimi ancora in uso e alcuni fortunati ritrovamenti di necropoli suggeriscono l'ipotesi che Montecchio, durante la dominazione longobarda, fosse centro di primaria importanza del ducato vicentino.

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Dal feudalesimo alle signorie
In questo contesto si stabiliscono profondi legami con la città di Vicenza tanto da diventare riferimento per molti degli avvenimenti che vedono protagonista il Castello di Montecchio, porta difensiva ad est per il capoluogo, durante l'epoca feudale. Le vicende politico militari di Ezzelino III da Romano, luogotenente dell’imperatore Federico II di Svevia, segnano la storia del duecento sino alla conquista padovana e alla grande parabola della dominazione dei Signori di Verona: gli Scaligeri. Con il declino della signoria scaligera, Montecchio passa sotto la dominazione dei visconti.

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La proposta di libera dedizione 

Nel 1404 Montecchio Maggiore accettò la proposta di libera dedizione, come buona parte del territorio vicentino, al "buon governo" della Serenissima Repubblica di Venezia.L'epoca veneziana, che durerà quasi quattrocento anni, porterà a Montecchio la sede di un Vicariato, comprendente i paesi limitrofi di Sovizzo, Creazzo, Gambugliano, Montemezzo, Monteviale, Monte S. Lorenzo, e una certa prosperità.

Verso l’unità d’Italia 
Alla caduta della repubblica di Venezia, il territorio viene investito dalla conquista francese che con varie vicende giunge al 1815, quando con la definitiva sconfitta di Napoleone passa alla dominazione austriaca del Lombardo - Veneto.
L'Impero Austro - Ungarico instaura una amministrazione sostanzialmente accettata dalla popolazione anche se incontra l'opposizione nel nascente sentimento nazionale che sfocia nei moti del 1848; la partecipazione di volontari montecchiani alla battaglia di Montebello-Sorio e alla difesa di Vicenza sottolinea il sentimento patriottico verso l'Unità che vedrà la luce, per le terre venete, solamente con la Terza Guerra d’indipendenza, nel 1866.

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Una luce di speranza 
Nella seconda metà dell’Ottocento, pur con una economia scarsamente dinamica, soggetta alle diverse fasi critiche che caratterizzano l'epoca, vengono realizzate alcune importanti strutture di carattere civile e religioso come il nuovo Duomo e l'Ospedale Civile. Si verificano anche le prime timide trasformazioni economiche con la nascita di alcuni opifici quali le filande per la seta, cave di pietra da lavoro e sassi da costruzione o per trasformazione in calce. La Tramvia Vicenza Montecchio - Valdagno da anche impulso al commercio che diventa una realtà di riferimento importante anche per i paesi limitrofi.

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Montecchio durante le due guerre 

Durante la Prima Guerra Mondiale il Comune venne a trovarsi nelle immediate vicinanze del fronte con il costante pericolo di uno sfondamento delle linee italiane. Vennero ospitati numerosi reparti militari che si avvicendavano in linea, tra cui anche truppe francesi ed inglesi, e vari comandi militari.
Negli anni trenta sorge una nuova frontiera che darà nuove prospettive nel secondo dopoguerra; sorgono a Montecchio i primi capannoni delle ditte Ceccato e Fiamm. Emerge anche qualche esigenza di novità nel settore urbanistico, come la valorizzazione dei castelli e l'apertura di una nuova strada diretta verso il quadrivio di Alte.
La Seconda Guerra Mondiale porta anni via via sempre più difficili, carichi di pericoli, di sofferenza, di sangue. Largo è il tributo pagato da Montecchio Maggiore nei suoi figli caduti sui vari fronti, nei dispersi, nei prigionieri ed internati in terre lontane, nei combattenti della resistenza; la stessa popolazione civile è di continuo coinvolta nei quotidiani pericoli. Giunge la Liberazione il 28 aprile del 1945.

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Dopo guerra 

Come sappiamo dopo la seconda guerra mondiale l’Italia è diventa una repubblica. Il primo sindaco eletto nel territorio di montecchio fu Giovanni Giuliari mentre l’attuale sindaco è Gianfranco Trapula.
Con il dopoguerra la ricostruzione economica trasforma l'economia locale da agricola a prevalentemente industriale. Dal 1953 sorge il nuovo abitato di Alte Ceccato e, grazie al fatto che Montecchio Maggiore rappresenta anche un nodo stradale tra i più importanti del Vicentino, si avvia una rapida moltiplicazione delle attività nuove, un'immigrazione crescente, uno sviluppo urbano notevole che porta in pochi anni la popolazione da 9.000 a 20.000 abitanti.

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